Partenza
da Serrada, oltre il paese scollinando verso la Vallarsa, parcheggio
sulla sinistra (q. 1250 mt)
Poco
prima del ristorante Cogola (01), a piedi si prende brevemente la
strada asfaltata (indicazioni, tabelle, tabelloni, sagome: insomma:
le info non mancano e sono da subito ben fatte e suggestive)
Quasi
subito si svolta a destra (02) attraversando un prato, su cui emerge
la prima foto storica.
E’
stato svolto un accurato lavoro di ricerca negli archivi fotografici,
e successivamente di geolocalizzazione: per cui le foto sul sentiero
sono dislocate nei luoghi che, cento anni fa, avevano ritratto.
Si
entra nel bosco, ecco un bivio - l'unico (03), a sinistra per il
SAT137 che costeggia un salto di roccia; a monte ha la strada
forestale/ex militare. Ma non ci si accorge né del primo, né della
seconda.
La
vista è ottimale sul ramo settentrionale della Vallarsa, sui
piccoli paesi ormai semispopolati (nel periodo bellico furono
sfollati, ma poi la gente rientrò; ci ha pensato il boom economico
degli anni '50 a far migrare i vallarsani a Rovereto, più vicini
alle sue fabbriche).
Vista d'infilata anche su Brentonico/Altissimo.
In questa zona, il Finonchio sembra
essere l’unico massicciamente colpito dalla tempesta di fine
ottobre 2018.
Il
sentiero è piacevolmente mantenuto (passerelle, steccati,
pulizia) ed i pochi schianti della zona (schianti ottobre 2018) non
costituiscono un problema.
Si
esce in un prato (04), si prosegue seguendo le indicazioni per la
loc. Orban (non il premier ungherese, ma chissà quale etimologia
abbia questo toponimo).
Curiosamente,
Orban (q. 1425) non è questa radura (05) bensì la successiva
faggeta mista, piuttosto schiantata.
Ma
ci si passa bene; fin qui il percorso che attraversa questo altipiano
carsico è stato decisamente avvincente.
Paesaggio
poi più aperto, che regala uno scorcio della piana delle Viote coi
"denti" del Brenta alle spalle.
Il
bello viene ora: dapprima si entra in una stretta forra alta 4-5
metri (06), sovrastata da una lunga postazione-osservatorio. Sembra
scavata (da giganti) il giorno precedente, tanta è la pulizia.
Pietra bianca, scalini in legno, un paio di ricoveri.
Si
esce dal piccolo canyon, sempre su trincea, per entrare in un ampio
avvallamento, umido e fresco (07). Anche qui, fra pareti verdi dimuschio, si nota la mano dell'uomo.
Soffermatevi a confrontare lo stato attuale con quello riprodotto dalle numerose foto storiche disseminate lungo il tracciato.
Da
qui, pur passando sempre a filo di cengia lungo le antiche trincee
(08), si note qualche albero caduto in più, e qualche torretta
recuperata in meno.
O meglio: la carriola fa capire che gli ottimi volontari stanno procedendo col lavoro di recupero, e che potrebbe esserci qualche altra sorpresa.
O meglio: la carriola fa capire che gli ottimi volontari stanno procedendo col lavoro di recupero, e che potrebbe esserci qualche altra sorpresa.
In
località Caserme (09, 1490) si costeggia il grande prato coi resti
diroccati delle stesse; si prosegue ora fuori trincea, col sentiero
che biforca alle Teze (qui un bel tabellone dedicato alla storia
del luogo): il SAT138 scende in Vallarsa; noi si resta sul SAT137.
Il
paesaggio si apre, le trincee qua sono meno "scolpite" e si
risale per il versante erboso di una collina.
Attenzione:
come da traccia GPS, sia io sia altri escursionisti ci siamo
sbagliati finendo in un vicolo cieco presso una specie di
sbancamento/trincea che sembrava proprio essere il sentiero;
nulla di grave, si ritorna sui propri passi riagganciandosi alla
giusta via.
Si sale a zig zag, qui (2019) le antiche trincee di un secolo fa sono interrate e inerbite.
Si sale a zig zag, qui (2019) le antiche trincee di un secolo fa sono interrate e inerbite.
Si
sbuca sul colle, tondeggiante (10), e fronteggiando il Dosso delle
Somme con (quel che resta del) l'omonimo forte.
Conosco
la zona per aver partecipato, secoli prima, al concerto di Angelique
Kidjo (Suoni delle Dolomiti):
rinuncio a salire al Forte, rinuncio a passare anche dalla BaitaTonda, rientro per
la lunga e dolce strada ex-militare.
Ripassa
dai prati Caserme/Teze (11), torna verso Serrada praticamente
parallela al sentiero della Forra.
Finisco
tagliando per la pista da sci, e poi ultimo tratto fra le (seconde)
case (chiuse) del pur splendido paesello, noto per aver ospitato
Fortunato Depero (12).
Qualche altra
foto di Serrada
Stagionalità
Inverno, prima primavera: temo ci sia ghiaccio Estate: eviterei i periodi più turistici per rischio di sovraffollamento. Quindi: ideale nelle mezze stagioni |
Movimento alternativo
Passeggino no | |
Bambini, direi over 7-8 anni - sempre soggettivo ovviamente |
Galleria foto
Giudizio
:-)
Note
Lungo tutto il percorso, trincee, camminamenti, fuciliere, muretti, grotte, terrapieni, punti di osservazione. Grandioso il lavoro di recupero svolto (non ancora concluso)
Mi sembra notevole il recupero etnografico curato del Comue di Terragnolo. Fra gli altri con questo sito: sentieroteragnole.it
Scritte di nostalgici
Geroli
Lavori in corso
Da Serrada
In loc. Teze
Verso il monte Maggio
Vigolana sullo sfondo