Valleverde - lago di Cece


Partenza: Predazzo, nei pressi del campeggio Valleverde (ehm, approfittando della chiusura dello stesso, ho lasciato l'auto nella loro proprietà privata...), quota 1085

Arrivo: lago di Cece (passando per Casa Boscampo 1132, casa forestale di Cece 1455 all'andata e per i ponti Scofa 1232 e Lizata 1134 al rientro)

Parcheggio: eventualmente c'è un sacco di spazio lungo la strada qualche centinaio di metri prima oppure, come vedete in foto 01, c'è qualcuno che lascia l'auto oltre le due stanghe aperte (ma se le chiudessero?)




Risalito brevemente il corso del Travignolo per strada asfaltata, oltrepasso appunto la prima stanga (01, aperta) ed il ponte/guado: arrivo così al limitare del bosco.
Ora, non conoscendo bene la zona, fatico un po' ad orientarmi nella prima serie di bivi (02 - 03); dalla Casina Boscampo la situazione si fa più lineare: la strada sale dietro la costruzione (04) fra un bel bosco di abeti ad alto fusto.

Sali e sali e sali, supero il punto informativo sul sentiero della Cava delle Bore (05), supero il bivio per la Valmaggiore e...le "zete" finiscono, lasciando il posto ad un lungo traverso verso est dalla pendenza ridotta.
Come punti di riferimento tenete: un'ulteriore Casa forestale (06), una vallecola con opere idriche e un'altra con ponte in legno (07, qui il raccordo con il sentiero SAT342A che sale dal ponte Scofa)


Proseguendo lungo alla forestale giungo allo slargo da cui si diparte il sentiero con le indicazioni per Cece (08), da qui è più presente la neve dell'inverno precedente. Ora si sale più decisi nel bosco, ma sempre senza strappi; apprezzo di poter seguire le impronte di chi era salito prima di me (non sempre si trovano punti di riferimento utili)

Fra bosco e radure, giungo all'intersezione con un'altra forestale (09); gli ultimi tratti del sentiero che sale al lago sono attrezzati per portatori di handicap (ma io lo capisco solo dalle segnaletiche, visto che qua la neve ancora abbonda).

Finalmente ecco un ponticello (10) che apre nel "catino" che ospita il lago (ancora ben innevato) e l'omonimo baito.

Piccolo e ben tenuto, un soppalco per cuori solitari (in due, direi, ci si sta stretti...ma è questo il bello :-), le classiche testimonianze appese alle pareti (pure io non so rinunciare a lasciare il mio...leaflet), insomma: carino.

Per il rientro, un po' annoiato dalla monotonia della strada forestale percorsa in salita, mi invento su due piedi (con cartina alla mano, eh) di scendere dal SAT342A, che parte presso il ponte di legno citato prima (immagini 07 + 11).



La discesa è tutt'altro che scontata:

-    residui insidiosi di ghiaccio
-    alberi schiantati un po' ovunque (pittoreschi peraltro)
-    tracce di cervi, tante
-    un passaggio franato
-    un passaggio esposto (catena)
-    e, raggiunto il torrente, ponticello d'antan con vari cartelli di pericolo (rischio onde di piena improvvise)


Discesa appagante, questa col SAT342A, ma da non dare per scontata. Gli americani la definiscono come "Challenging hiking conditions".


NB: trovo una volta di più conferma alla mia teoria sui sentieri "spinoff", cioè quelli di raccordo, quelli con la desinenza /A o /B, quelli creati in situazioni successive al sentiero ufficiale...


Una volta cambiata sponda tramite il ponte Scofa (12), risalgo verso una fratta (13) dove le indicazioni mi sembrano lacunose. Anzi, più che lacunose, ce ne sono troppe, tanto da confondere le idee.


Infatti, nella rassegna del trekking confuso di questo km scarso di percorso, posso elencarvi (in ordine di come le ho trovate lungo il percorso):

-    segnaletiche a cazzo
-    divieto di accesso per i cavalli, strada for. privata
-    mitico "sentiero senza uscita" appoggiato ad un albero
-    appena dopo: scritta sbiadita su roccia "x Predaz"
-    superato il maso Andreola: cartelli sbilenchi I e II


alla fine comunque la strada è una sola, è quella giusta e mi porta all'imbocco del cancello di Maso Andreola (14).
Senza entrare, un bel passaggio lo costeggia; di nuovo su strada bianca, che scende decisa fino a un metro dal Travignolo (15): il disorientamento è finito!


Avanti diritti, fra l'acqua e la roccia fino al ponte Lizata (16), che attraverso. Pochi minuti e rientro al percorso dei miei primi passi di giornata.



Profilo altimetrico


Ringrazio Google Earth per avermi permesso con la sua tecnologia di sopperire alla defaillance del mio GPS.
In alto la traccia documentata; in basso quella intera (completata a tavolino)


Stagionalità


Allora: l'itinerario di salita, sulla mappa Forland, è marcato come MSA; in caso di neve/ghiaccio abbondante lo consiglio anche per la discesa (evitando quindi il SAT342A!).

Su questo ottimo sito potete vedere in estratto la regolarità delle pendenze

Parere personale: il lago è moooolto più godibile senza neve


Mappa "riadattata" Open Street Map




Movimento alternativo




  avendolo percorso con ancora la neve, non saprei dirvi, ma sono possibilista. Escluso il sentiero SAT342A
Si
Si
No
mah, lungo, stancante e con passaggi un po' esposti. Per le famiglie direi che è meglio aspettare il disgelo e salire in auto fino al Ponte ValMaggiore (percorso di accesso al lago meno impegnativo)




Galleria foto


Giudizio

:-)


Escursione che stavo per dare per scontata, ma che si è rivelata lunga e dall'orientamento impegnativo (tanto per cambiare, le batterie del GPS m'hanno tradito sul più bello)


Note

Fra l'acqua e la roccia, pareti per l'arrampicata
Panorami pochini, giusto qualche scorcio su Bellamonte e la diga del Forte Buso
Certo che...poco sopra c'era il bellissimo balcone di Bellamonte...e i nostri avi vanno a costruire il maso Andreola imbucato nella forra!
Aziende agricole fra Predazzo e Bellamonte con mucche scozzesi










 Picchio!





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