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Cenon + Primalunetta

Un'altra sorpresa dal mio amato Lagorai: una sorpresa abbastanza nascosta.



Partenza: Ponte delle Rudole, quota 1330 circa


Primi passi, l'avvicinamento, su un percorso già raccontato: dal Ponte delle Rudole (01) a malga Cenon di sopra, poi sempre su strada verso l'ormai ex malga Val de Prà q. 1755.

Qualche centinaio di metri prima, quando si scollina, ecco la segnaletica verticale SAT: sentiero L34 per cima Cenon e poi cima Primalunetta (02).

Dapprima in traverso lungo il vecchio pascolo; all'ingresso nel bosco - proprio presso l'edificio - su a sinistra (03).
Ora si sale a zete, fra la rada copertura boschiva (larici, cembri) e un ampio canalone.
Nuvole basse, in lento dissolvimento.

Si cambia versante all'Aia Patissi (04); anch se questo, per noi, per ora, è solo un cocuzzolo erboso privo di nome.
Punto panoramico, nuvole e schianti ovunque.

La vegetazione dirada e si sale per ampia dorsale: buona la segnaletica.

Presso due croci in legno la prima cimetta (05): qui la dorsale stringe. Nessuna difficoltà tecnica, comunque.
Un primo assaggio di trincee e opere belliche: niente di particolare, siamo abituati a trovarle sulle nostre montagne.


Una successiva croce in ferro (05), la mappa dice quota 2278, poi si scende lievemente prima di affrontare un'ultima salita, quella che sale al Croz di Primalunetta (06).

E’ lassù che troviamo la "sorpresa": la sommità è ampia e ricca di segni storici.

Manufatti di cento anni fa, recuperati con cura e capacità.

La cima venne contesa da forze austroungariche e italiane che si alternarono nell'occuparla.


Postazione tattica , si spazia dalla piana di Borgo Valsugana al monte Ciste, tutto il Lagorai meridionale fino a cima d'Asta e al gruppo granitico di Rava, le Vezzene, eccetera...noi siamo sempre fra le nuvole, quindi vediamo a scacchi :-P


Ai nostri piedi, le Buse de Pilo, il B. Celestino e le baite in località Cappella san Bortolo



La zona è liberamente esplorabile (se proprio, attenzione a non cadere nella trincea..); sul posto anche tabelle didattiche che meritano di essere lette.
Il bivacco è (volutamente) spartano: una stufa , un tavolo, le "cornici" dei letti: cento anni fa l'arredo non doveva essere dissimile.

Proseguendo lungo il sentiero si finisce incanalati in un ripido canalino erboso, perdonatemi il gioco di parole. Discesa a zigzag, bella pendenza, qualche sasso ballerino.

La vista si apre su di un anfiteatro, con un lago al centro: pur scorgendo varie tracce non saprei ben capire come si evolve il percorso di discesa.

Probabilmente passa dal lago; restando invece in quota si raggiungerebbe una forcella, oltre la quale il sentiero è visibilmente eroso.

Ecco, presso un masso porfirico, due tabelle in legno (07, non SAT): dritti verso Est è segnalato il bivacco Argentino ed il monte Tauro (ricordo però che il sentiero sembra, da lontano, franato e quindi poco praticabile)

In direzione opposta - che è quella che prendiamo - si va al baito Celestino/malga Primalunetta.

Il tracciato si rivela un'esile traccia, poco battuta, che traversa un versante erboso in direzione SudOvest, per poi ricollegarsi ad una pista più decisa affiancata da paletti dipinti di rosso.
Qua non c'è l'ufficialità delle tabelle SAT, il sentiero credo sia curato dagli sperati (gli abitanti di Spera!).

Purtroppo una volta persa quota realizziamo di non aver costeggiato il laghetto. Stando alla mitica Kompass 626, di laghi ce ne dovevano essere addirittura due

Altro snodo, indicazioni per le sottostanti Buse de Pilo (08), quota circa 2000 mt. Fondamenta, panca, tabella (09)
Un soffio di metri sopra, ecco il Baito Celestino con le sue bandiere (ancora intatte, roba nuova mi vien da dire) *.

Bel bivacco, semplice e ben tenuto, in linea con quello visitato precedentemente.

Il sentiero corre ora quasi in piano; presso una radura (10), altre indicazioni "non-SAT". Scegliamo, scavalcando un paio di alberi schiantati, di avventurarci sulla traccia che riporta all'Aia Patissi - senza sapere dove fosse, sta Aia :-)

Torniamo in pratica al canalone ampio sopra Val de Prà, chiudendo sostanzialmente un anello.

Da qui in poi rientro per la via percorsa al mattino.






Profilo altimetrico





Stagionalità





Mappa "riadattata" Open Street Map




Movimento alternativo


  No
Scialpinismo, meglio consultare una guida specializzata
No
Se camminano, si



Galleria foto


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traccia .gpx

Giudizio

:-)

Note

* un'altra preziosa tabella spiega che trattasi di resti di antica casera, adibita a deposito/infermeria durante il conflitto




Schianti :-(
Passo Cinque Croci, cima d'Asta
Ripari di pastori??







Laghetto di Primalunetta
Verso il Tauro, sentiero che non mi dava sicurezze
Celestinooo

Cenon + Primalunetta foto



























Forra del Lupo



Partenza da Serrada, oltre il paese scollinando verso la Vallarsa, parcheggio sulla sinistra (q. 1250 mt)




Poco prima del ristorante Cogola (01), a piedi si prende brevemente la strada asfaltata (indicazioni, tabelle, tabelloni, sagome: insomma: le info non mancano e sono da subito ben fatte e suggestive)




Quasi subito si svolta a destra (02) attraversando un prato, su cui emerge la prima foto storica.


E’ stato svolto un accurato lavoro di ricerca negli archivi fotografici, e successivamente di geolocalizzazione: per cui le foto sul sentiero sono dislocate nei luoghi che, cento anni fa, avevano ritratto.


Si entra nel bosco, ecco un bivio - l'unico (03), a sinistra per il SAT137 che costeggia un salto di roccia; a monte ha la strada forestale/ex militare. Ma non ci si accorge né del primo, né della seconda.

La vista è ottimale sul ramo settentrionale della Vallarsa, sui piccoli paesi ormai semispopolati (nel periodo bellico furono sfollati, ma poi la gente rientrò; ci ha pensato il boom economico degli anni '50 a far migrare i vallarsani a Rovereto, più vicini alle sue fabbriche).

Vista anche sul Col Santo e le malghe alle sue pendici (link). 
Vista d'infilata anche su Brentonico/Altissimo. 
In questa zona, il Finonchio sembra essere l’unico massicciamente colpito dalla tempesta di fine ottobre 2018.


Il sentiero è piacevolmente mantenuto (passerelle, steccati, pulizia) ed i pochi schianti della zona (schianti ottobre 2018) non costituiscono un problema.
Si esce in un prato (04), si prosegue seguendo le indicazioni per la loc. Orban (non il premier ungherese, ma chissà quale etimologia abbia questo toponimo).

Curiosamente, Orban (q. 1425) non è questa radura (05) bensì la successiva faggeta mista, piuttosto schiantata.
Ma ci si passa bene; fin qui il percorso che attraversa questo altipiano carsico è stato decisamente avvincente.

Paesaggio poi più aperto, che regala uno scorcio della piana delle Viote coi "denti" del Brenta alle spalle.


Il bello viene ora: dapprima si entra in una stretta forra alta 4-5 metri (06), sovrastata da una lunga postazione-osservatorio. Sembra scavata (da giganti) il giorno precedente, tanta è la pulizia. Pietra bianca, scalini in legno, un paio di ricoveri.

Si esce dal piccolo canyon, sempre su trincea, per entrare in un ampio avvallamento, umido e fresco (07). Anche qui, fra pareti verdi dimuschio, si nota la mano dell'uomo.

Soffermatevi a confrontare lo stato attuale con quello riprodotto dalle numerose foto storiche disseminate lungo il tracciato.

Da qui, pur passando sempre a filo di cengia lungo le antiche trincee (08), si note qualche albero caduto in più, e qualche torretta recuperata in meno. 


O meglio: la carriola fa capire che gli ottimi volontari stanno procedendo col lavoro di recupero, e che potrebbe esserci qualche altra sorpresa.


In località Caserme (09, 1490) si costeggia il grande prato coi resti diroccati delle stesse; si prosegue ora fuori trincea, col sentiero che biforca alle Teze (qui un bel tabellone dedicato alla storia del luogo): il SAT138 scende in Vallarsa; noi si resta sul SAT137.


Il paesaggio si apre, le trincee qua sono meno "scolpite" e si risale per il versante erboso di una collina.


Attenzione: come da traccia GPS, sia io sia altri escursionisti ci siamo sbagliati finendo in un vicolo cieco presso una specie di sbancamento/trincea che sembrava proprio essere il sentiero; nulla di grave, si ritorna sui propri passi riagganciandosi alla giusta via. 


Si sale a zig zag, qui (2019) le antiche trincee di un secolo fa sono interrate e inerbite.


Si sbuca sul colle, tondeggiante (10), e fronteggiando il Dosso delle Somme con (quel che resta del) l'omonimo forte.


Conosco la zona per aver partecipato, secoli prima, al concerto di Angelique Kidjo (Suoni delle Dolomiti): rinuncio a salire al Forte, rinuncio a passare anche dalla BaitaTonda, rientro per la lunga e dolce strada ex-militare.


Ripassa dai prati Caserme/Teze (11), torna verso Serrada praticamente parallela al sentiero della Forra.


Finisco tagliando per la pista da sci, e poi ultimo tratto fra le (seconde) case (chiuse) del pur splendido paesello, noto per aver ospitato Fortunato Depero (12).


Qualche altra foto di Serrada






Stagionalità




Inverno, prima primavera: temo ci sia ghiaccio
Estate: eviterei i periodi più turistici per rischio di sovraffollamento.

Quindi: ideale nelle mezze stagioni


Mappa "riadattata" Open Street Map




Movimento alternativo




Passeggino no
Bambini, direi over 7-8 anni - sempre soggettivo ovviamente


Galleria foto



Giudizio

:-)


Note

Lungo tutto il percorso, trincee, camminamenti, fuciliere, muretti, grotte, terrapieni, punti di osservazione. Grandioso il lavoro di recupero svolto (non ancora concluso)

Mi sembra notevole il recupero etnografico curato del Comue di Terragnolo. Fra gli altri con questo sito: sentieroteragnole.it




 Scritte di nostalgici
 Geroli








 Lavori in corso


 Da Serrada

In loc. Teze

 Verso il monte Maggio

Vigolana sullo sfondo

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